Descrizione
“Quelli che potremmo definire i topoi della letteratura della Shoà e che oggi sono diventati topoi letterari tout court erano all’epoca in divenire. Nel romanzo di Rawicz li ritroviamo tutti; non enunciati programmaticamente, né descritti, ma trasposti, per così dire, “in atto”, in atto letterario […] Non ci sono accuse, non ci sono rivolte, se non quella potente e sotterranea contro l’Essere; non ci sono due campi a disputarsi il primato del bene e del male e non c’è neppure relativismo. C’è uno sguardo svelto e poetico che abbraccia tutto in una volta sola e una voce potente in cui derisione, disprezzo, pietà, disincanto e lirismo, mistica e rozzezza si adattano, più che alle situazioni descritte, agli stati d’animo evocati.” (Guia Risari)